Rottami e …purtroppo morti !

A margine dell’incidente ferroviario di Roccasecca
una riflessione sui trasporti e la viabilità nel Molise


di Umberto Berardo
Il Ponte

Dell’incidente ferroviario di Roccasecca del 20 dicembre 2005 l’immagine che ha occupato maggiormente gli schermi televisivi e le pagine dei giornali è quella dei rottami appartenenti ai due convogli che si sono scontrati.

Anche negli incidenti stradali è così: le telecamere insistono sempre sui resti delle auto coinvolte, mentre a nostro avviso l’informazione e la riflessione dovrebbero essere portate sui costi umani dei disastri che si registrano nel sistema del trasporto pubblico e privato.

La tragedia di Roccasecca ha dato finora come conseguenza più grave la morte del quarantanovenne Antonio Vallillo di Ferrazzano e quella del ventisettenne Francesco Martino di Isernia, entrambi costretti al lavoro fuori della regione in cui erano nati; molti poi sono stati i feriti ricoverati in diversi ospedali molisani e laziali che hanno lasciato tutti col fiato sospeso.

Ai funerali del ragazzo isernino la madre ha avuto giustamente parole di fuoco per le classi dirigenti molisane che, dovendo lavorare per garantire occupazione ai giovani e sicurezza nel trasporto, non dimostrano alcun serio impegno al riguardo. È difficile francamente dare torto a questa donna che, sconvolta nella propria esistenza personale e familiare, non riesce a capire come oggi si possa ancora morire in un modo così assurdo come è avvenuto per il figlio.

La morte è già un evento tragico quando avviene per cause naturali; se a provocarla è la disattenzione o peggio il disimpegno degli uomini, diventa addirittura qualcosa che sconvolge e rischia di suscitare una rabbia difficile da portare verso la comprensione ed il perdono per i responsabili.

L’episodio da cui siamo partiti è purtroppo uno dei tanti che nel corso del 2005 hanno troncato la vita di tante persone soprattutto in incidenti sulle strade molisane.

Certamente l’incoscienza di chi guida, l’alta velocità, la carenza di impianti di sicurezza nella costruzione degli autoveicoli giocano un ruolo determinante nell’alto numero di incidenti stradali, ma non possiamo dimenticare come un indice basso di protezione nel sistema di trasporto su gomma sia ascrivibile soprattutto a strade costruite con scarsi criteri di razionalità per la difesa dell’incolumità dei passeggeri.

Le case automobilistiche sembrano guardare più al design ed alla potenza dei cavalli fiscali che non ai sistemi di garanzia della tutela di chi guida; tra l’altro per avere auto davvero stabili e protette bisogna andare su quelle molto costose che non tutti si possono permettere.

La sicurezza allora deve venire certamente dalle norme relative alla circolazione, come quelle intelligenti sulla patente a punti, ma soprattutto da un sistema stradale veramente efficiente.

Nel Molise quest’ultimo appare del tutto antiquato nel settore della viabilità provinciale con strade che conservano inesorabilmente i vecchi percorsi tortuosi e presentano un fondo stradale spesso sconnesso, quando addirittura non è disseminato di buche pericolosissime, come avviene su tante arterie dell’interno della regione. Le vie di comunicazione, poi, che ci mettono in collegamento con le regioni limitrofe sono del tutto inaccettabili e pericolosissime per la mole di traffico che giornalmente sopportano. Si pensi a tale proposito all’inadeguatezza, specialmente nel periodo estivo, di strade come la Trignina, la Bifernina, la Fondovalle del Tappino o la Venafrana. Su di esse incidenti e morti si moltiplicano, ma, a parte le voci di promesse elettoralistiche, all’orizzonte non c’è alcun progetto serio di assi viari nuovi e sicuri o di diversificazioni già avviate. L’unica cominciata, la variante di Venafro, è stata bloccata dalla magistratura, come si sa.

Se poi ci azzardassimo ad analizzare lo stato delle arterie trasversali per il collegamento interno, la situazione permane veramente tragica ed insostenibile. Le fondovalli del Verrino e la Fresilia restano incompiute non si sa per quali arcani misteri e addirittura in strade di collegamento fondamentali come quella di Ingotte si torna indietro con varianti assurde che da provvisorie diventano definitive. La fondovalle del Rivolo dalla Bifernina a Campobasso è di là da venire, mentre quella lungo il torrente Vella sembra addirittura dimenticata.

Noi crediamo che in nessun’altra regione gli abitanti tollererebbero una simile situazione.

Un lettore esterno potrebbe pensare che, con un tale sistema stradale, almeno nel Molise c’è la presenza in alternativa di un’efficiente rete ferroviaria. Al contrario noi Molisani sappiamo bene che, ad esclusione di una galleria costruita sul tratto Venafro-Rocca d’Evandro, il tracciato della linea ferroviaria nella nostra regione è rimasto quello dell’anteguerra con tempi di percorribilità tra una stazione e l’altra veramente antidiluviani. Le motrici dei convogli che circolano all’interno o nel collegamento con Roma e Napoli, infine, risultano obsolete e del tutto prive dei meccanismi di sicurezza per il blocco dei treni in caso di pericolo. Le indagini della magistratura ci diranno le ragioni dell’incidente di Roccasecca, ma sembra che proprio la mancanza di tali sistemi di protezione abbia potuto provocare il disastro. Lasciamo stare per un attimo il pure inaccettabile tracciato della nostra rete ferroviaria, ma come può la classe dirigente molisana non vigilare sul parco macchine delle motrici antiquate ed in generale dei convogli che Trenitalia fa circolare nel Molise e che costringono ad esempio tanti pendolari a viaggiare stipati o in piedi? Ancora una volta nella scala dei valori il profitto dell’azienda è messo al di sopra della vita dei cittadini?

Se riflettiamo più analiticamente in ogni modo, lo scandalo più grande è quello determinato dalla totale assenza alla regione Molise di un serio piano di riordino del sistema di trasporto tra i diversi paesi disseminati all’interno di un territorio orograficamente difficile ed i capoluoghi di provincia, dove giornalmente si recano i pendolari per studiare, per lavorare o semplicemente per accedere agli uffici pubblici o ai centri sanitari.

Il trasporto passeggeri interno avviene con pullman di linea seguendo percorsi e collegamenti che sono gli stessi di un secolo fa, quando le esigenze di mobilità dei cittadini erano completamente diverse.

Si assiste allora ad esempio all’assurdità di studenti di un paese del Molise centrale come Duronia che al mattino attendono un pullman che arriva addirittura da Agnone, vi salgono alle ore 6,45, arrivano a Campobasso alle 8,00 e fanno ritorno a casa solo nel pomeriggio alle ore 15,20.

Pensate poi ad un anziano senza auto personale che abbia la necessità di muoversi per il disbrigo di una banale pratica in un ufficio del capoluogo: sarebbe costretto a rimanere in città l’intera giornata!

Lo strano è che né ai sindaci, né agli organi responsabili delle Unioni dei Comuni, né ai consiglieri regionali salti in testa che tali linee sono irragionevoli, vanno riviste e sostituite con altre più snelle da affidare alle amministrazioni comunali o a consorzi di comuni limitrofi in ragione delle esigenze di movimento dei cittadini dalla zona di residenza ai capoluoghi regionali.

Neppure i nuovi bisogni di assistenza sanitaria o la necessità della frequenza delle lezioni universitarie ha spinto le classi dirigenti a pensare alla riorganizzazione sul territorio del sistema di trasporto.

È immaginabile che in regione si blateri di autostrade senza senso e che non si riesca a mettere in piedi uno straccio di progetto serio per varianti funzionali alla linea ferroviaria che, opportunamente rivista nel tracciato e nella sicurezza, può veramente costituire un importante asse di comunicazione almeno verso il Lazio e la Campania?

Di fronte a tali inadempienze cosa dobbiamo pensare? Siamo di fronte, anche qui, alla difesa di vecchi privilegi ed interessi delle società di autolinee o si tratta più semplicemente, da parte dei responsabili della cosa pubblica, della incapacità di amministrare e progettare?

Sulla questione ci piacerebbe che in regione si aprisse un serio forum di discussione e che si arrivasse, da parte delle persone più responsabili impegnate in politica dentro e fuori le istituzioni, ad uno studio delle soluzioni praticabili. L’attenzione per tali problemi permetterà sicuramente di elevare la qualità della vita dei Molisani nel settore dei trasporti ed impedirà che tanta gente debba piangere la morte di un proprio familiare per un incidente, come purtroppo è avvenuto in tante circostanze anche nella nostra regione.

Rimanere inoperosi di fronte alla disperazione di quelli che finora sono stati colpiti dagli effetti devastanti di un disastro nel sistema dei trasporti costituirebbe per tutti noi un grave peccato di omissione.



Umberto Berardo
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