(Dal Manifesto del 21

A confronto di un testimone di amore

 

Incontro con padre Antonio Germano

 

Avete mai assistito ad un incontro con un missionario sul tema della solidarietà?

A noi studenti delle scuole medie dell’Istituto Comprensivo di Castropignano è capitato venerdì pomeriggio 1° ottobre 2004, quando a scuola, abbiamo avuto l’opportunità di partecipare ad un incontro-dibattito organizzato dalla Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico “Paolo Borsellino” della Caritas Diocesana di Trivento.

Il “protagonista” di questa conferenza è stato padre Antonio Germano, un missionario originario di Duronia, che all’età di ventidue anni, dopo l’approvazione del vescovo, partì come volontario per il Bangladesh, stato situato nella parte meridionale dell’Asia, precisamente tra l’India e la Birmania, con un territorio costituito da una vasta pianura alluvionale nella quale scorrono i fiumi Gange e Brahamaputra, che creano molti disagi soprattutto nella stagione delle piogge.

Durante un’inondazione nella sua missione padre Antonio Germano vide un Bengalese correre verso di lui urlando che l’unica cosa rimastagli erano gli occhiali.

Il missionario ha continuato il suo interessante discorso parlando dei problemi economici esistenti in Bangladesh che fanno vivere in miseria la popolazione.

Tra tutte le difficoltà, quella che interessa maggiormente gli abitanti riguarda i materiali scadenti con i quali vengono costruite le abitazioni. Non bisogna dimenticare, infatti, che queste sono fatte di fango, foglie di palma, paglia e canne di bambù e che inoltre sono instabili ed insicure.

Naturalmente non tutte le case sono costruite allo stesso modo; infatti ve ne sono alcune, come quella del catechista, nella quale alloggia padre Antonio, che sono in muratura e che hanno resistito maggiormente alle varie alluvioni.

Il Bangladesh è uno stato che ha un governo autonomo appoggiato, però, dagli Americani.

La società è suddivisa in caste, cioè in gruppi sociali chiusi, in cui norme giuridiche e religiose vietano la mobilità dei membri verso altri gruppi.

La popolazione è quasi totalmente costituita da gruppi di Bengali, di origine indo-ariana, che popolarono il paese migliaia di anni fa, unendosi agli indigeni della regione.

In questo paese vivono 130 milioni di abitanti e la densità demografica è altissima. La popolazione è prevalentemente composta da uomini, perché, soprattutto in passato le donne non venivano curate.

Il paese lamenta la mancanza di un numero sufficiente di scuole e di istituzioni culturali, anche se nel 1970 è stato promosso lo sviluppo dei servizi educativi. Le poche scuole sono frequentate soltanto da un numero ristretto di studenti, perché gli altri spesso sono costretti dai genitori a lavorare. Nella capitale hanno sede tre atenei: l’università di Dacca, quella di ingegneria e tecnologia ed infine quella Jahagirnagar. La vita culturale si concentra a Dacca, sede della Banga Academy, istituzione che si occupa dello sviluppo e della promozione della lingua e della letteratura bengalese. Sempre nella capitale si trovano la biblioteca principale del paese ed il Museo Nazionale del Bangladesh, ricco di splendide collezioni d’arte e di reperti archeologici. Nell’università di Rajshahi ha sede il Museo Varendra, importante centro di ricerca archeologica, antropologica e storica.

In Bangladesh c’è un’elevata percentuale di analfabeti.

Molte le religioni diffuse nel paese. Ci sono minoranze di origine mongola, tra cui i chakma e i mongh, che vivono sulle colline Chittagong; altri gruppi etnici di recente immigrazione sono rappresentati dai Santal e soprattutto dai Bihari, popolazione di mussulmani proveniente dall’India in seguito alla divisione del paese. L’Islam è la religione di stato, praticata da circa l’85% della popolazione, mentre la parte rimanente è costituita da induisti, buddisti e cristiani.

Il popolo segue tradizioni e festività tipiche della propria cultura. Una delle usanze più importanti è quella di lavarsi i piedi in segno di rispetto ogni volta che si entra in un luogo sacro. Tra le festività più importanti c’è il Ramadan, mentre le altre celebrazioni, che per i Mussulmani si chiamano “purga”, sono uguali a quelle che si svolgono nei nostri paesi, tranne la domenica che lì corrisponde al lunedì.

Riguardo all’economia, poi, padre Antonio ci ha detto che la povertà della popolazione dipende dal reddito medio ricevuto da un Bengalese corrispondente a un euro, cioè settanta tache (moneta bengalese).

In Bangladesh sono presenti molte piccole industrie specializzate nel settore tessile e anche diverse pompe d’acqua italiane per l’irrigazione dei campi.

Il settore più sviluppato è quello primario, mentre quelli meno avanzati sono il secondario ed il terziario.

Il tema dell’incontro avuto con padre Antonio Germano è stato quello della solidarietà, che può essere definita come un sentimento di umanità, di fratellanza, che rende gli uomini consapevoli di essere in parte responsabili di una società e li spinge a manifestare comprensione e condivisione verso gli altri cittadini, porgendo loro aiuto ed assistenza.

Come alunni della scuola media pensiamo che ognuno di noi debba provare solidarietà nei confronti dei più poveri.

Inoltre crediamo che quello di padre Antonio Germano sia un aiuto giusto ed indispensabile per le popolazioni bisognose; pensiamo anche che debbano essere di più le persone che dedicano la vita per aiutare il prossimo.

Sicuramente aver avuto tra di noi un testimone così grande dell’amore per il prossimo ci riempie di gioia e di orgoglio ed è stato per noi l’occasione per riflettere a ciò che possiamo fare per gli altri e che spesso non facciamo per pigrizia o disattenzione.

Grazie ad uomini come padre Germano, però, questa responsabilità da assumere l’abbiamo fatta nostra, perché ci siamo almeno impegnati a tenere un contatto costante con lui e ad aiutarlo.

 

Gli Studenti delle Scuole Medie dell’Istituto Comprensivo di Castropignano

 

 



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