Novelle e Fabie Traduite da Padre Antonio


LA PERLA ED IL SERPENTE

Sulla luna viveva una fata. Essa soleva dire: "Khoda (un altro nome per Dio, comune tra i Musulmani bengalesi) concede il premio e la pace solo dopo la morte. Io voglio premiare gli uomini e concedere loro la pace vita natural durante. Facendo così, essi diventano immediatamente buoni". Detto fatto, la fata, assunte le sembianze di una vecchietta, cominciò a girare di villaggio in villaggio.

Un giorno arrivò alla reggia. Uno dei servi stava lavando i panni al pukur (uno stagno d'acqua, che si trova quasi in ogni raggruppamento di case in Bangladesh. E una fonte di ricchezza: vi si coltivano i pesci, vi si fa il bagno e una volta vi si attingeva acqua da bere e per cucinare). La vecchietta disse: "Quale grande pace, si respira qui da voi! " - "Alcuni anni fa, khalamma (zia materna per i Musulmani), ce n'era ancora di più. Il comportamento della grande principessa ha il sapore delle foglie del nim (una pianta con le foglie dal sapore amaro). Tutti la chiamano Tetuli (tetul è un altro albero con frutti dal sapore aspro). La piccola principessa invece è buona, ma nessun le mostra un po' di affetto. Eccola, vedi, viene ad attingere acqua alla fonte. Il suo nome è Komoli (fior di loto. E' anche l'appellativo della dea Lakshmi. La pronuncia è Lokkhi.)".

Arrivò un suono dolce e armonioso: "Salam, khalamma! (Buon giorno, zia!)" - "Ma (significa mamma ed è il modo affettuoso con cui la madre si rivolge alla propria figlia), mi dai un po' d'acqua da bere? "La principessina, col sorriso sulle labbra, versandole sulla mano l'acqua da bere, disse: "Hai bevuto abbastanza, Khalamma?" - "Sì, ma! Ragazze come te, figlie di Lakshmi (è la dea della prosperità, della bellezza e della grazia) non se ne trovano piÙ. Nel tuo sorriso splende una perla e dalla tua bocca le parole fluiscono come petali di rosa".

Quando Komoli tornò a casa, la regina, piena di rabbia, le chiese: "Come mai così in ritardo? " - "Io ero all'ombra del banyan (albero sacro per gli Hindu), quando una vecchietta mi chiese da bere". - "Cosa succede? Dalla tua bocca escono petali di rosa ed una perla brilla sulle tue labbra! " - "Oh, Sì!... la vecchietta mi ha detto che nel mio sorriso splende una perla! " - "Sul serio! Vieni a sentire, Tetuli; domani andrai a prendere l'acqua e ti sederai all'ombra del banyan. Quando arriverà la vecchietta, molto gentilmente, le offrirai da bere".

L'indomani Tetuli, recandosi alla fonte a prendere l'acqua, sostò ai piedi del banyan. La vecchietta, però, non arrivò. Arrivò invece un giovane, che le disse: "Bon (=sorella), mi dai, per favore, un bicchiere d'acqua? " Per tutta risposta, Tetuli disse: Sono forse venuta qui a prendere acqua per te? Vai via di qui! " - "Oibò! Le tue parole sembrano denti di serpente! "Tetuli, abbandonato il kolshi (=la brocca), in preda alla rabbia, tornò a casa. La madre, di corsa, si precipitò da lei e le chiese: "Che cosa è successo, Tetuli? La perla splende?" Tetuli rispose: "La vecchietta non è venuta! E' tutta una invenzione di quel diavolo di Komoli".

Mentre parlava, un serpente cominciò a uscire dalla sua bocca.

Komoli, spaventata, si diede alla fuga. La madre e la figlia, ciascuna con un bastone in mano, si misero ad inseguirla. Komoli, arrivata nel cuore della foresta, trovò pace. Pianse a lungo e alla fine si addormentò. All'improvviso, un giovane, in abiti regali, la svegliò dal sonno e le disse: "Rajkumari (principessa), tutto il giorno sono stato in cerca di te, perché piangi?" "Nessuno mi vuole bene". - "Cosa dici mai! Ci sono io che ti voglio bene! Andiamo nella mia reggia: tu sarai la mia regina!"

Chuknagar, 24.03.17
Traduttore: p. Antonio Germano Das,sx.


CHOTO BHAI (IL FRATELLINO)

BREVE PREMESSA

Si tratta di un racconto dai contorni veristici, per usare un termine critico letterario. Episodi o scene di questo genere sono riscontrabili quasi in ogni villaggio non solo in Bangladesh, ma in tutto il sub continente indiano, sia in ambiente musulmano sia in ambiente hindu. C'è una problematica che emerge dal racconto ed è la linea di povertà da una parte e quella del sopruso dall'altra. La cosa sorprendente è il legame di affetto tra il fratellino (choto bhai), che nel racconto si chiama Dulu e la sorella Rina (chiamata "budu": titolo affettuoso nei confronti della sorella), che, alla fine, nel lavoro, riscatta la propria autonomia e libertà dalla schiavitù, in cui l'aveva ridotta il marito. Altri due grossi problemi emergono dal racconto, che meriterebbero un discorso a parte: quello del "gioutuk" (pronuncia italiana), che è la dote, che pesa sulle spalle dei genitori della sposa e che consiste o in una somma di danaro o in oggetti (motocicletta, televisione, ecc.). C'è poi il grosso problema dei "garments", delle tante, piccole o grandi, industrie tessili, che prolificano in Bangladesh, gestite in genere dagli stranieri, e sono spesso fonte di sfruttamento.

Quando morì la mamma, Dulu aveva solo due anni. Egli è cresciuto all'ombra della bubu. Quando la bubu si è sposata, Dulu aveva 9 anni. Egli non voleva lasciarla andare e neppure Rina riusciva ad andarsene abbandonando il choto bhai. Ma alla fine dovette andare. Suo padre non riusciva a racimolare i soldi della dote. L'uomo, a cui aveva dato in moglie sua figlia aveva 4 figli ed un cuore di pietra. Rina non riceve nessun affetto, nessuna attenzione e deve solo lavorare come una bestia. E' passato un mese. Rina pensa dentro di sé: se devo continuare a vivere in questo modo, per me è meglio morire. Un giorno si ammala e non può fare alcun lavoro. Il marito, arrivato di notte, la maltratta e la picchia. Il giorno dopo, svegliatasi di buon mattino, scappa di casa e va a rifugiarsi da suo padre.

Dulu, svegliatosi, si accorge che Rina è seduta sulla veranda. Stringendola fra le braccia dice: "Bubu, questa volta non ti lascerò più andare!" "No, fratellino mio," Rina gli risponde "Non andrò più via". Il giorno dopo però il marito si presentò e chiese un raduno dei capi villaggio per aver ragione del torto subito. Ma Rina, alzatasi in piedi, alla presenza di tutti dichiarò: "Io non tornerò da lui. Preferisco piuttosto morire affogata nel fiume. Egli non sa vivere tra gli uomini. A lui non occorre una moglie, prendete piuttosto un asino e portateglielo!" Ma i capi villaggio decisero che lei doveva tornare in casa del marito e, se non tornava, la casa di suo padre sarebbe stata isolata ed il papà non avrebbe potuto avere nessun rapporto con il resto del villaggio.

Nel bazar di Gaptoli (grosso quartiere di Dhaka) in una piccola industria di garments lavora lo zio materno di Rina. Nel giorno in cui ella sarebbe dovuta tornare a casa del marito, proprio quel giorno piangendo si mise sulla strada in direzione di Gaptoli. Aveva in mano due biglietti da 5 take (10 centesimi di un euro). Gliele aveva date il fratellino dai suoi risparmi. Sono passati due mesi. Con la mente ed il cuore rivolti alla bubu, Dulu non riesce a dormire. Il loro villaggio è situato a lato della strada principale. Alla stazione delle corriere, ogni giorno, egli ha modo d'incontrarsi con Amirul. Egli sale sulle corriere e vende uova sode. Gli chiede: "Bhai (fratello), oggi mi devi accompagnare fino a Gaptoli, perché voglio vedere la mia bubu. Puoi farmi il favore?" Amirul, senza chiedergli un centesimo, lo accompagna fino alla piccola industria. Poi gli dice: "Se hai ancora bisogno, basta che me lo dici."

La bubu gli dà mangiare i dolci. Lo porta sul posto di lavoro e gli mostra la propria macchina da cucire. La sera cenano assieme e la bubu annuncia a tutti: "Questo è il mio choto bhai, non se ne trova un altro come lui." La notte, a fianco della bubu, dormì pacificamente come da tempo non avveniva. Ma Rina non dormì affatto, continuò a piangere. Al mattino dice a Bubu: "Adesso, però, fratellino mio, devi tornare a casa. Toh, prendi queste 10 take." Ma Dulu ribatte: "Se tu non vieni con me, io non vado! Su, vieni con me." Rina, con le lacrime agli occhi, cercò di spiegargli che per lei non era possibile tornare, perché nessuno le avrebbe permesso di stare in casa." Alla fine Rina l'accompagnò fino alla fermata delle corriere e l'aiutò a salire. Rina stava per andarsene, quando, improvvisamente, Dulu, sceso dalla corriera, le si parò davanti. Non era più un bambino. La sua età appariva improvvisamente adulta. I suoi occhi rimanevano fissi. Disse: "Bubu, non aver paura. Un giorno io sarò grande e ti riporterò a casa. Non ascolterò la parola di nessuno."

Chuknagar, 14. 05. 17
Traduttore: p. Antonio Germano Das, sx.


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