Auguri di Pasqua 2015

Carissima Antonietta,
Ho ricevuto alcuni giorni fa questa testimonianza da un mio confratello
che da 38 anni lavora in Sierra Leone. Leggendola mi son sentito piccolo
piccolo. Sono anche per me 38 anni di Bangladesh. Col padre in questione
abbiamo condiviso gli anni della teologia a Parma e da allora non ci siamo
più incontrati: lui in Africa ed io in Asia. Era un tipo molto
gioviale e scherzoso. Lo chiamavamo Tiraca, perché invece del cinturino,
usava le bretelle. E' un mantovano come lui stesso si presenta e si
chiama Vittorio Bongiovanni. Te la mando come augurio pasquale, sperando
che come ha fatto bene a me cosi' possa fare bene anche a te. Un abbraccio.
p. Antonio

38 anni di Sierra Leone
Mi sembra di essere arrivato in Sierra Leone soltanto ieri, e invece son già passati 38 anni. Sono volati. Ricordo che 38 anni fa nei miei paesi, nel mantovano, quando sono partito per la prima volta la gente mi lodava: "Ma sei bravo! Vai a portare il Signore in Africa, vai ad aiutare i poveri e i malati, vai a promuovere lo sviluppo sociale..." Ed io, povero "bauco", ci credevo: "Sono bravo!"...

"Vai a portare il Signore in Africa!.." Arrivo in Africa, e Lui era già qui che mi aspettava... "Vai ad aiutare i poveri e i malati!" Ma senza l'aiuto degli amici e benefattori non avrei aiutato di sicuro tanti poveri... "Vai a promuovere lo sviluppo sociale!..." Sono riuscito ad organizzare un progetto di agricoltura per uomini e donne... Ma chi erano i protagonisti del progetto? Non io di certo!... Sotto quel sole che scotta, il mio cervello cresciuto nell'umidità delle nebbie padane sarebbe evaporato...

E allora se guardo indietro: "Nella mia esperienza di 38 anni d'Africa chi é stato missionario?..." Prima di tutto é stato il Signore. E' lui che tocca i cuori, é Lui che converte. Mi sono accorto che veramente ho collaborato con il Signore-Missionario quando mi sono liberato dalla preoccupazione di essere io stesso il "convertitore"... Più l'ho lasciato fare, e l'ho aiutato a fare, più ho collaborato con Lui... E veniamo ai poveri, ai malati... Ne sono passati tanti attraverso la missione e chi li ha accompagnati all'ospedale?.. I benefattori. Sono loro che hanno pagato il dottore e le medicine. Non io. Io sono solo il distributore dei beni altrui. E veniamo allo sviluppo sociale... E qui il merito va ai Sierra Leonesi. Sono loro i protagonisti del loro sviluppo sociale. Noi missionari siamo qui a lavorare per loro ma con loro.

E allora il "BRAVO" che i miei paesani davano a me, va veramente al Signore, ai Benefattori e ai Sierra Leonesi. E io dove sono?... Io mi trovo ad essere quel "fortunato" che é stato premiato per essere stato mandato in Sierra Leone.

Non parliamo poi della cultura. Più sto in Sierra Leone, meno capisco la cultura della Sierra Leone ma più amo i Sierra Leonesi. La loro cultura é così diversa dalla nostra che, secondo me, solo un ingenuo arriva a pensare di averla capita. Una volta ho traversato il fiume in canoa caricandomi la bicicletta. E poi pedalando mi son fatto 24 km per arrivare al villaggio di Kantia dove abbiamo una bella comunità Cristiana. Arrivo con una fame da lupo. E proprio all'inizio del villaggio vedo il Grande Capo con alcuni anziani che si preparano a mangiare una bella zuppiera di riso. E il Capo mi invita. Non dico la gioia che ho provato! Arrivo da loro e il Capo, molto gentilmente, mi invita a sedermi da un'altra parte. E mi da la spiegazione: "Io conosco i "Bianchi"; non mangiano il nostro cibo." Ed io a spiegargli che apprezzo e gusto moltissimo il loro cibo. Ma lui, Grande Capo, la sa più lunga. E chiama la moglie e le parla segretamente. Intanto gli altri mangiano ed io sono lasciato lì con un secchio di acquolina in bocca... Poi arriva la moglie con un piattino con su un uovo molto piccolo: "E' fresco. L'ha fatto stamattina il gallo!" Con un boccone l'ho mando giù alla salute della cultura!

C'é stata la Guerra per 11 anni. E lì c'é stata per me la possibilità di lavorare per liberare i bambini-soldato. E' stata un' esperienza che non dimenticherò mai... Ho vissuto con i ribelli, sono stato prigioniero dei ribelli, ma il Signore non mi ha mai abbandonato. Una volta mi vede un colonello dei ribelli, uno che non avevo mai visto, e mi da un ordine secco: "Tu, uomo bianco, siediti al sole con le mani sulla testa!" Gli rispondo calmo: "Non mi siedo!". (Sedersi al sole significa dare la libertà ai ribelli di venire dietro a te a darti dei calci bestiali ai reni...) Lui insiste: "Siediti al sole!" "No, non mi siedo!" Allora tira fuori la pistola e me la punta contro la testa. "Siediti" No, non mi siedo"... Mette via la pistola e mi prende per il collo e mi sbatte più volte contro il muro: "a perché, bastardo, non hai paura?" "E perché dovrei aver paura? La mia vita non é nella tua pistola, ma nelle mani del Signore!" "Va via bastardo!"... Meglio così! In quell momento non avevo nessuna paura, mi meravigliavo di me stesso. E' proprio vero quello che ci dice il Signore: "Non abbiate paura, in momenti difficili sono con voi..."

Adesso mi trovo con l'Ebola... Le autorità fan di tutto per isolarci, perché non abbiamo a venire in contatto con qualcuno portatore di Ebola... Siamo nelle mani del Signore e cerchiamo, usando tanta prudenza, di non saltarci fuori. Siamo isolate da persone ma non dal Signore. Siamo in buona compagnia e allora non scappiamo via dalla Sierra Leone. Restiamo qui con Lui, vicino alla nostra gente. Che se poi ci ricorderete nelle vostre preghiere allora vedrete che la Sierra Leone tornerà a sorridere in breve tempo.

Ciao a tutti
Vittorio Bongiovanni


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